Fisicità, spiritualità, mentalità: l’interazione
Il medico specialista, l’osteopata, lo psicologo, il fisioterapista, il personal trainer, il ricercatore: tutti lavorano sulla base degli studi compiuti, con un certo grado di conoscenze ed esperienze sul campo, dettate dalle proprie capacità tecniche, scientifiche e metodologiche. Ognuno ha fatto un suo percorso formativo per metterlo a disposizione a chi ne ha poi bisogno.
Il percorso formativo iniziale e finale è improntato sullo studio dell’anatomia, della fisiologia, della traumatologia, ecc… del corpo umano. Tutti partono dal corpo, dalla cellula, dal tessuto, dall’apparato per poi analizzare il comportamento funzionale e patologico, come il cuore per il cardiologo, il movimento per il personal trainer o il cervello per lo psicologo.
Tutte queste figure professionali hanno però una limitazione nella loro preparazione (ovviamente non per colpa loro). Il limite, soprattutto per chi fa ricerca, è analizzare il comportamento di una cellula, di un tessuto, di un organo, di un apparato senza considerare l’aspetto psico-spirituale dell’individuo. E’ come se io volessi contare le foglie cadute da un albero in una giornata di forte vento. Impossibile! Oppure eseguire un esercizio fisico perfetto. La perfezione non esiste, nemmeno in un banale esercizio, anche se è uguale, identico all’altro. Sarebbe come affermare di aver visto oggi un tramonto uguale a quello di ieri. Impossibile!
La consapevolezza dei limiti che abbiamo sulla conoscenza attuale è decisamente scarsa.
Il corpo umano vive perché nel momento in cui uno spermatozoo entra nello zigote, si è avventato lo spirito, il quale, con gli strumenti a disposizione (il corredo genetico contenuto nello spermatozoo e nello zigote), cerca di svilupparsi e poi di evolversi (attraverso la vera conoscenza) sperando di vivere nella gioia e nella salute. Quando muore un nostro caro, muore “solamente” il corpo. Noi piangiamo lo spirito che risiedeva in quel corpo.
Dovremmo abbandonare l’idea che la spiritualità appartiene alla chiesa, alla religione o ai preti. Noi siamo SPIRITO. Esso agisce sul corpo attraverso la psiche (la mente). E quindi è lo spirito che comanda, sempre.
La domanda sorge spontanea: se lo spirito comanda, perché fa del male al corpo attraverso il dolore, la malattia, il disagio, la disarmonia?
Andiamo con ordine.
Lo spirito ancora quando eravamo bambini, ha preso una decisione dettata da un bisogno vitale che era quello di ricevere AMORE, essere AMATI, COMPRESI, prima dai nostri genitori, poi dai nostri amici, dalle persone, dalla società ecc….
La decisione a livello spirituale è stata quella di NON voler più “sentire” la vita com’è, la realtà insita nel presente, i nostri talenti, quello che desideriamo per noi stessi in ogni istante, per vivere nella gioia. Questo “sentire” ci ha fatto soffrire tantissimo perché ci allontanava dall’AMORE dei genitori e per la vita.
Chi ha sopportato questa sofferenza interiore, isolandosi dal sistema educativo-sociale è diventato un genio perché è rimasto collegato a quello che veramente “SENTIVA” dentro di lui. Riporto due esempi di uomini che hanno fatto la storia, ma ne puoi trovare altri:
Il piccolo Albert Einstain era per istinto un solitario ed ha imparato a parlare molto tardi. L’incontro con la scuola è stato da subito difficile. Odiava i sistemi severi che rendevano la scuola, a quei tempi, simile a una caserma.
Nel bel mezzo della sua carriera, Beethoven venne colpito da un male, tremendo per un musicista: la perdita dell’udito, che dal 1815 lo costrinse a interrompere, drammaticamente, l’attività di pianista e direttore. Lui imperterrito si tuffò allora nella composizione, guidata dal suo intatto e astratto “orecchio interiore”. Nacquero in quel periodo, le opere più profonde che lui abbia mai composto.
Nel momento in cui non ho più voluto “sentire” lo spirito, la mente si è costruita pian piano un parassita (l’ego), rafforzato da tutte le credenze, le conoscenze assimilate attraverso le esperienze passate, i disagi, le delusioni, i successi. L’ego rappresenta l’insieme delle conoscenze, delle convinzioni e delle credenze con le quali dialogo ogni istante. Per ogni evento, per ogni cosa che vedo, che ascolto, reagisco (anche attraverso l’emozione) solo dopo essermi parlato dentro, associando solitamente sempre un’opinione, un giudizio, una giustificazione su quello che l’ego si è costruito con le esperienze vissute.
Faccio 3 esempi;
Esempio 1:
evento: vedo un topo correre dentro casa
Dialogo interiore associato alla conoscenza che ho sul topo: “animale sporco, portatore di malattie” .
Reazione + emozione: mi allontano, ho paura.
Esempio 2:
evento: vedo un criceto in un negozio di animali
Dialogo interiore associato alla conoscenza che ho sul criceto: “animale pulito, grazioso e simpatico” .
Reazione + emozione: mi avvicino, lo accarezzo, provo tenerezza.
MA È SEMPRE UN TOPO !!!
Esempio 3:
evento: vedo allo specchio la mia pancia grossa
Dialogo interiore associato alla conoscenza che ho sul mio aspetto: “sono grasso e quindi brutto, gli altri mi giudicano” .
Reazione + emozione: dieta, palestra, mi vergogno.
La reazione di questo dialogo interiore è basato su una conoscenza sbagliata, non corretta perché la causa del sovrappeso non dipende dal cibo né dall’attività fisica (questi fattori possono aiutare, ma non sono né la causa né la soluzione naturale). Questo spiega il perché molte persone sono magre pur mangiano tanto e senza svolgere regolare attività fisica; altre che mangiano pochissimo e fanno attività motoria mirata restando costantemente in sovrappeso.
Quando un determinato pensiero è ricorrente nella mente vuol dire che c’è un problema, un disagio che vorremmo risolvere, eliminare, ma la situazione è talmente difficile che non riusciamo perché il problema sta fuori, è esterno (spesso riguarda una persona o il denaro). Per risolverlo dovremmo far cambiare idea a qualcuno o far qualcosa che non dipende da noi. IMPOSSIBILE!
A livello fisiologico, negli ultimi anni, alcuni genisti russi hanno sperimentato che la struttura base delle coppie alcaline del DNA e del linguaggio sono la stessa struttura; analogamente un certo tipo di pensiero/linguaggio reiterato nel tempo si amplifica attraverso l’emozione (come rabbia, paura di non farcela, ansia per un’aspettativa, ecc…) ed il campo magnetico generato da questo segnale elettrochimico condiziona, per alcune frequenze specifiche, il nostro DNA. Queste frequenze (di solito quelle basse con una lunghezza d’onda lunga e lentissima) modificano l’informazione genetica contenuta nel nucleo delle cellule, destabilizzando tutto un sistema (cellula, tessuto, organo o viscere, apparato).
Le emozioni citate poco fa partono da un dialogo interiore improntato fondamentalmente dall’aspettativa di qualcosa o di qualcuno che non si è realizzata o tarda a realizzarsi. Se questa cosa (esterna a me) non si realizza non posso completare la mia comprensione, l’associazione che l’ego ha catalogato come funzionante così. Di conseguenza, se quell’evento non rientra nel mio modo di pensare, si destabilizza un equilibrio (non ho più ragione); mancando l’equilibrio posso “cadere” e quindi ho paura, mi arrabbio, sono ansioso, ecc….
Questo è frutto di un dialogo interiore nocivo per il mio benessere fisico, ma è colpa del mio ego, del mio modo di pensare, non dello spirito.
Lo spirito si alimenta della vera conoscenza legata al presente, alla realtà così com’è, in ogni attimo, in ogni secondo, senza aggiungere altro.
Il sistema percettivo “SENTE” la vita attraverso i cinque sensi senza aggiungere altro, senza commenti, senza opinioni, senza giudizi.
La vita cambia ogni istante, senza voltarsi mai, l’ego invece rimane fermo, guardandosi indietro (passato) o avanti (futuro); ma PASSATO e FUTURO non esistono nella realtà. L’ego etichetta tutto quello che è ormai passato e vuole sempre, costantemente e tenacemente che funzioni così. IMPOSSIBILE!
Di recente ho prestato servizio per alcuni giorni in un hotel a 5 stelle ad Abano Terme come personal trainer in acqua termale. Un giorno ho avuto una cliente cui dovevo svolgere un trattamento di 30 minuti di watsu (è lo shiatsu in acqua).
Questa donna 67enne lamentava dolori al collo, rigidità, contratture profonde con aderenze ormai da alcuni anni. Il giorno dopo, questa signora, doveva ritornare a casa dopo 12 giorni di cure: 12 fanghi + 12 massaggi da 30 minuti al collo e 6 fisiokinesiterapie da 50 minuti al collo in acqua termale con Marco, un bravissimo fisioterapista. Non capivo perché era venuta da me per 30 minuti di watsu; forse perché quell’ultimo giorno mancava il suo massaggiatore.
La cliente, durante la seduta ha iniziato a parlarmi del suo malessere al collo che continuava ad avere anche dopo 2 settimane di intense cure. Io la ascoltavo, parlavo solo per ampliare l’anamnesi. Dopo pochi minuti “sentii” che questa donna aveva la volontà di aprirsi a un dialogo più personale.
Il watsu continuava con movimenti passivi e fluidi a filo d’acqua, ma senza trattare specificatamente il collo (avevo solo la mano che sosteneva il capo). Mi parlò di suo figlio morto alcuni anni fa, del dolore di questa mancanza, delle conseguenze psico-fisiche che nel tempo ha dovuto affrontare.
A questo punto mi sono detto: “Provo a spiegargli come funziona, cosa è successo a livello psichico e spirituale e quello che deve conoscere per riprendersi la sua vita”.
Dopo 30 minuti il trattamento finì; ci salutammo, mi ringraziò di cuore. Sapevo di averla aiutata, non conoscevo il tempo che avrebbe impiegato per il cambiamento.
Il giorno dopo mi ha cercato in piscina. Ero in acqua con un’altra cliente. Mi chiese cosa gli avevo fatto perché non aveva più niente, nessun dolore, il collo lo muoveva benissimo. Io risposi: “Non ho fatto nulla, non sono stato io”. Ovviamente non capì e replicò: “Sì, allora chi è stato: lo spirito santo?” e poi: “Ho fatto 12 fanghi, 12 massaggi e 6 fisiokinesiterapie per nulla!”. La guardai negli occhi, le sorrisi e la salutai.
Cos’era successo a questa signora: un miracolo? Era stato il watsu? La fortuna? Erano state le mie mani magiche? NO! Niente di tutto questo.
Ma allora cos’è accaduto?
La signora ha eseguito inconsapevolmente una procedura, l’esatta procedura:
1) Ha APERTO “il suo cuore”, con umiltà e sincerità si è lasciata scavare dentro, dove sedimentava il suo disagio.
2) Ha ASCOLTATO in silenzio, quasi meditando, tutto quello che CONOSCEVO sul piano psichico e spirituale e quello che doveva fare per riprendersi e ripartire.
3) Ha CREDUTO a ciò che aveva ascoltato.
4) Ha ACCETTATO l’evento cambiando il suo dialogo interiore.
Questa procedura funziona sempre quando è eseguita alla lettera e non solo per il collo.
Prova a pensare: la funzione del collo è di collegare la testa (dove è creato il pensiero e quindi il dialogo interiore) con il resto del corpo (la parte reattiva, dinamica, che si muove).
Il collo può compiere anche movimenti di rotazione e flessione che offrono agli organi di senso l’opportunità di percepire meglio quello che ti sta attorno. Giusto?
Se non riesci a muovere il collo dal dolore, allora lo hai deciso tu nel tuo dialogo interiore. Se non desideri girarti per guardare di lato o dietro, che nella realtà è indispensabile per sopravvivere, allora vuol dire che non hai accettato un certo evento vissuto perché fondamentalmente l’ego non l’ha compreso. Di conseguenza il collo s’irrigidisce (muscoli, tendini, legamenti) per impedire di soffrire ancora. E’ come se girando il collo si ripetesse quell’evento.
Lo SPIRITO ha consegnato al CORPO un’ILLUSIONE della MENTE.